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Sull’ultimo numero (il 4 del 2006) di “Italianieuropei” – la rivista bimestrale “del riformismo italiano” codiretta da Giuliano Amato e Massimo D’Alema – compare un articolo, a firma di Luciana Sbarbati e Fabio Basagni (esperto, quest’ultimo, di politica internazionale), dal titolo Il contributo repubblicano alla nascita del Partito Democratico. Mi pare si tratti di un documento impegnato e capace di stimolare molte riflessioni. Nel contempo mi pare dia per scontato che il Movimento dei Repubblicani Europei – cui non partecipo ma che ho votato alle ultime amministrative – confluisca, appena presto, nel cosiddetto Partito Democratico. Vale a dire in quel partito andato in cantiere per le sollecitazioni di Romano Prodi e del suo gruppo e l’acquiescenza degli stati maggiori dei DS (i nuovi dorotei della politica nazionale) e della Margherita (esemplare guazzabuglio di progetti e rimasuglio di pratiche democristiane). Così, dopo la innaturale e penosa fuoriuscita del pri del giovane (?) La Malfa dalla sua tradizione ideale e politica, ecco che la Sbarbati ed i suoi acritici sodali, giusto all’indomani delle umiliazioni elettorali-e-post, stanno definitivamente estinguendo la presenza autonoma del repubblicanesimo sul versante autenticamente riformatore della scena politica (non necessariamente anche parlamentare e/o governativa). Il sentimento che ne nasce è uno soltanto: pena.
Gianfranco Murtas - 30/10/2006
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