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Lo ammetto: il risultato delle elezioni regionali in Sardegna mi ha tranquillizzato. La vittoria di Alessandra Todde, seppur di misura e benché ottenuta con la complicità della resa dei conti tra leghisti, sardisti e meloniani, unita alla sconfitta del solito ambizioso Renato Soru, ha fatto giustizia del malgoverno del governatore regionale uscente, sardista e di centrodestra. Senza addentrarci in complicati calcoli sul voto disgiunto o sul possibile tradimento dei presunti "compatti" partiti del centrodestra, crediamo sinceramente che la scelta operata dal popolo sardo sia stata quella giusta. Sarebbe stato iniquo riconfermare un governo regionale di centrodestra quando nessuno dei partiti cardine del governo nazionale, FdI, Lega, e FI, ha mai sentito la necessità di riprendere il comportamento del governatore uscente durante il suo mandato. Tanto da non essere bastato alla scomposta ammucchiata di destra il solo cambio di nome per cancellare cinque anni di malgoverno regionale. Alle elezioni accadono dei fatti che andrebbero analizzati in profondità. Per esempio la mancanza di un elettore su due alle urne ci fa comprendere che per molti cittadini il voto non cambia di fatto le incancrenite situazioni politiche ed amministrative: in sostanza per quel mancato elettore non vi sarebbe differenza alcuna tra schieramenti di destra o di sinistra. Siamo in presenza di un senso di ripulsa istintivo, che riteniamo debba essere tradotto razionalmente in valutazioni politiche. È infatti alquanto vero che la gestione politica non cambia di molto al mutare delle coalizioni vincenti: il modello più evidente può essere considerato il passato governo nazionale Draghi, addirittura simbolo dell’ammucchiata politica. Ma c’è, ben nascosto, un fattore determinante che contribuisce a far sì che nulla muti: l’appartenenza alla massoneria della gran parte dirigente e politica del paese, che non opera per motivazioni ideali o ideologiche, ma obbedisce ad ordini superiori emanati dalla cupola massonica suprema, quella che forse il povero Pecorelli indicò come ”Loggia di Cristo in paradiso”. L’affiliazione massonica, come detto, sta appiattendo le diversità politiche e velando i principi basilari che devono guidare il percorso di un politico. Non è solo l’ideologia comunista ad essere quasi del tutto scomparsa anche nelle formazioni politiche che da essa sono storicamente derivate. Stentano anche a darsi un contegno l’ideologia liberale, oppure la fede socialista. Quasi del tutto dileguata appare poi la nobile tradizione repubblicana, così come era stata impostata da Ugo La Malfa sui binari della scuola della sinistra democratica. Uno dei fenomeni derivati a cui si sta passivamente assistendo è quello della scomparsa delle sezioni di partito, situazione che abbassa di molto la partecipazione popolare, e slega del tutto i vertici di partito dalla base. C’è poi l’effetto appartenenza. Se un cittadino si sente ideologicamente legato a principi di destra, ovvero di sinistra, ha evidente necessità di votare una coalizione che si rifà ad analoghe ideologie. Dunque l’elettore schierato ricerca per il suo voto soluzioni nell’ambito delle proprie convinzioni, e difficilmente voterà lo schieramento che considera "alternativo". A meno che la mancanza di coerenza del proprio schieramento lo costringa ad un voto personale contrario. Forse allora è stata la vendetta il sentimento provato da alcuni elettori leghisti o sardisti ad aver determinato la vittoria di Alessandra Todde, soprattutto perché non vi era altra scelta in ambito centrodestra. Mentre l’elettore di centrosinistra scontento, che non aveva apprezzato ad esempio la passata stagione 2014/19 di Francesco Pigliaru, o che non condivide qualcosa del centrosinistra, ha avuto la possibilità di sfogare il proprio disappunto votando Renato Soru. Capita infatti di essere spinti a votare contro qualcuno piuttosto che a favore di qualcuno. Per quanto detto si potrebbe dedurre che siano stati i voti degli elettori non schierati politicamente, quelli che votano la persona indipendentemente dalle appartenenze politiche e partitiche o che hanno votato solo il candidato governatore, ad aver determinato in conclusione la vittoria di Alessandra Todde. Il capitolo Soru richiede una trattazione autonoma a parte. Da un punto di vista della lealtà dei comportamenti non è sembrato pregevole il suo posizionamento in contrapposizione a forze politiche che lo avevano premiato fino a fargli raggiungere cariche di tutto rispetto, come la presidenza della Giunta regionale e la carica di europarlamentare, affidandogli addirittura la carica di segretario regionale del Pd fino allo scorso anno. Il pretesto per la sua discesa in campo è stato il mancato svolgimento delle elezioni primarie per la scelta del candidato governatore: oggi sappiamo che Soru avrebbe perso anche quella battaglia. Ma c’è dell’altro che bisogna aggiungere sull’ex presidente di Tiscali il cui comportamento rispecchia per certi versi il percorso politico sghembo di Matteo Renzi. La legislatura nella quale fu a capo dell’esecutivo regionale sardo, con maggioranza di centrosinistra, andò dal giugno 2004 al dicembre 2008. Sue dimissioni provocarono elezioni anticipate all’inizio del 2009, vinte dal centrodestra con la candidatura di Ugo Cappellacci. Subito dopo la Nuova Sardegna pubblicò un articolo di Gian Valerio Sanna, assessore uscente all’urbanistica, nel quale spiccano frasi del tipo "Al Pd… serve una classe dirigente che si fondi sulla fratellanza personale prima e politica dopo…", o ancora "Apriamo una stagione di fratellanza e di serenità ed il vero Partito democratico sarà già all’orizzonte". A quelli che non hanno l’anello al naso la lettera scritta da Sanna è parso un esplicito ringraziamento alla massoneria per la carica ricoperta, e per riflesso atto di gratitudine a Soru che lo aveva inserito con un escamotage fra i suoi assessori. Non sappiamo se Soru sia o meno massone, ma non ci sarebbe da meravigliarsi se anche lui fosse coinvolto nella cerchia dei poteri occulti che contano, come del resto suggerisce la logica dopo la lettura della lettera citata. Se eventualmente così fosse stato si sarebbe temerariamente portati a supporre che dietro il maldestro tentativo della lista del Candidato indipendente si potrebbero essere celati quegli occulti poteri massonici di destra, tipo loggia Propaganda 1, il cui obiettivo sarebbe stato quello di affossare il tentativo della Todde, dividendo i voti del centrosinistra. Per cogliere l’essenza del risultato straordinario delle Elezioni regionali sarde, sono due i proverbi che, riflettendo, mi hanno fatto comprendere la vera diversità tra gli abitanti delle due più grandi isole del mediterraneo: sardi e siciliani. Ho pensato di accostare il celeberrimo ”mi spezzo, ma non mi piego" al comportamento degli orgogliosi discendenti della civiltà nuragica, mentre ai siciliani come me credo si addica bene un loro motto dall’opposto significato: "calati juncu ca passa ‘a china" (calati giunco che passa la piena). Al di là dei tatticismi, sembra che Giorgia Meloni sia soprattutto attenta ad evitare di commettere errori grossolani nello svolgimento della sua carica di Presidente del Consiglio, anche se questa volta le è andata male. Non ho visto per il momento variazioni significative da parte del nuovo Governo nazionale rispetto a prima. Sta seguendo la tecnica dei cambiamenti eseguiti con piccoli passi, piuttosto che con grandi improvvise trasformazioni. Questo può portare col tempo all’assuefazione, che fa perdere di vista le violazioni dei principi base costituzionali. Per fortuna sento ancora rimbombare nelle orecchie la preoccupazione del compianto amico Salvatore Ghirra, quando mi sussurrava con ansia: "questi ci levano i diritti".
di Giovanni Corrao - 29/02/2024
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