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Caso Moro: il mistero della testina IBM

Molti al giorno d'oggi non hanno avuto modo di conoscere le "macchine da scrivere", con le quali una volta si stilavano i documenti più importanti. Tuttavia qualcuno ricorderà ancora che tra questi strumenti, ormai antiquati, ve ne erano alcuni all'avanguardia, prodotti della IBM, in grado di utilizzare una testina rotante velocissima capace di imprimere sui fogli i caratteri in rilievo di cui era dotata.
     Storicamente la testina rotante della famosa casa americana è rimasta legata ad uno dei misteri più intricati di cui è disseminata la truce vicenda della morte del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, avvenuta nel lontano 9 maggio 1978 per mano delle Brigate rosse.
una testina rotante IBM      Su quei giorni che hanno macchiato di sangue indelebilmente la nostra Repubblica sono stati scritti centinaia di saggi, elaborate decine di tesi di laurea, versati fiumi di inchiostro informatico sul web. Nonostante tutto, alcuni passaggi della vicenda non sono mai stati del tutto chiariti, come quello delle testine rotanti IBM utilizzate per alcuni dei comunicati delle Brigate rosse emessi durante la prigionia dello sfortunato democristiano. È dunque il caso di ricostruire brevemente gli avvenimenti dell’epoca per poter tentare di capire come andarono realmente le cose.
     Aldo Moro, statista di valore, e presidente della Dc, il partito di maggioranza relativa per tutto il dopoguerra, venne rapito da un commando di terroristi delle Brigate rosse il 16 marzo del 1978, in un conflitto a fuoco nel quale furono assassinati i cinque uomini della scorta. Prima di essere trucidato, durante il periodo di prigionia di 55 giorni fu segregato in un cunicolo ricavato in un appartamento situato in via Montalcini a Roma.
     Quei giorni di infruttuosa ricerca del rapito furono cadenzati dalla pubblica diffusione di nove "comunicati" emessi realmente dalle Brigate rosse, per propagandare il proprio credo, e da due "comunicati falsi" col tempo attribuiti a Tony Chichiarelli, il falsario della Banda della Magliana. In che modo quest’ultimo sia entrato a far parte della vicenda Moro non è mai stato ufficialmente chiarito. Il mistero si è poi infittito quando i tecnici della scientifica hanno sostenuto che la testina rotante del primo comunicato, battuto appunto con una macchina elettrica IBM da un solitario Mario Moretti chiuso nella cucina di via Montalcini, fosse la stessa con la quale furono scritti i due comunicati falsi di Chichiarelli. Gli altri otto comunicati Br furono verosimilmente redatti mentre si svolgevano le riunioni di vertice convocate a Firenze dai brigatisti rossi.
     Durante l’audizione davanti alla seconda Commissione Moro il gen. Cornacchia ha descritto Tony Chichiarelli come un "informatore dei servizi segreti", proprio in relazione al ritrovamento nella sua casa all’indomani della sua morte di una foto polaroid originale raffigurante l’onorevole Moro detenuto dalle Br. Quest'ultimo episodio farebbe intendere che Chichiarelli, non come falsario ma in una inedita veste da ladro, entrò nel covo Br di via Gradoli, dove si procurò testina IBM e foto originale Polaroid di Moro.
     L’appartamento di via Gradoli 96 di Roma era stato abitato fino agli inizi di aprile 1978 da Mario Moretti, capo riconosciuto delle Br romane, insieme alla sua compagna Barbara Balzerani. A causa delle notizie che iniziarono a circolare negli ambienti dei servizi segreti e soprattutto per la famosa seduta spiritica prodiana, il nome Gradoli diventò pubblico tanto da convincere probabilmente i brigatisti ad abbandonare quella sede. Come spiegato nel saggio Il segreto di Moro ediz. NuovaPrhomos, Tony Chichiarelli intorno al 10 del mese di aprile del 1978 entrò per la prima volta di soppiatto nel covo di via Gradoli, probabilmente trafugando numerosi oggetti.
     In sostanza la vicenda potrebbe essere riassunta nel seguente modo. In maniera inconsueta agli inizi di aprile 1978 viene divulgato il nome Gradoli, quello della via nella quale era localizzato un importantissimo covo Br. I suoi utilizzatori, Mario Morucci e Barbara Balzerani, avvisati in qualche modo, fuggono lasciando nel locale tutto il materiale ivi presente. Ne approfitta Chichiarelli, entrando a far visita una prima volta asportando scritti di Moro, foto e ritagli originali polaroid di Moro, e la testina IBM del primo comunicato Br scritto da Moretti. Di quest’ultima il falsario se ne serve per stilare il celeberrimo falso comunicato n. 7, quello del lago della Duchessa, che mise in un certo senso in crisi gli esperti per il contenuto non convincente, mentre rilevavano la esatta corrispondenza dei caratteri della battitura col primo comunicato originale Br.
     Solo per completezza storica, il 18 aprile 1978 la logica impone una seconda visita di Tony Chichiarelli in quell’appartamento, in simbiosi con la divulgazione del suo primo falso comunicato n. 7, per dimostrare, con l’espediente dell’acqua lasciata aperta nella vasca da bagno, che fosse in possesso di documenti originali importanti di Moro, probabilmente a lui successivamente pagati a peso d'oro dai servizi segreti organizzandogli su misura una incredibile rapina plurimiliardaria sei anni dopo.

di Giovanni Corrao - 06/04/2023



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