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In tanti anni di esperienza di lavoro estero ho avuto a che fare con delle banche che in realtà non sono banche ma enti che finanziano prestiti o doni a paesi così detti in via di sviluppo (un eufemismo per dire paesi che hanno dei gravi problemi economici e/o politici). Chi fornisce i denari per queste operazioni? Risposta semplice: gli stati aderenti. Essendo italiano so che l’Italia mette dei soldi (difficile sapere quanto l’Italia dà ad ogni banca). Quelle da me conosciute sono la Banca Mondiale, il F.E.D. (Fonde Européen de Développement.) B.Af.D. (Banque Afrique de Développement), B.I.D. (Banque inter Amérique de Développement). B.A.D (Banque Asiatique de Développement); ma intervengono anche quella Araba e quella Islamica. L’Italia finanzia Le organizzazioni che ho citato precedentemente, per un ammontare a me sconosciuto; probabilmente si tratta di una somme riguardevoli, che danno diritto all’Italia di collocare propri funzionari ed alle imprese e società di ingegneria Italiane di partecipare alle gare d’appalto. Per anni questo meccanismo ha permesso alle società italiane di lavorare a l’estero. La vera differenza consiste nel fatto che la Banca Mondiale e le altre finanziano, il FED fa o faceva dei doni, mentre i Giapponesi definirono i loro finanziamenti a fondo perduto "doni non rimborsabili".   Per lo sviluppo dei paesi la strategia si articola su tre direzioni: sanita, istruzione, comunicazione/trasporti. Il problema è ed è stato che le autorità locali furono e sono coinvolte nella gestione dei fondi. Molti dei funzionari dei ministeri hanno dai 200 ai 500 euro al mese e sono chiamati a gestire montanti di diversi milioni di euro, in più sono chiamati ad assegnare o, meglio, a giudicare le gare di appalto, il personale delle missioni di controllo, ecc.. Chiaro che questo può portare a sviluppare la corruzione in ambito amministrativo ed a livello bancario. Personalmente ho sentito un dirigente di una grossissima impresa francese dire candidamente che in un determinato paese la tangente era normalizzata al 10 % dei prezzi che si fanno in fase di gara. Qualcuno potrebbe dire che anche in Italia esiste questo meccanismo! E’ vero, però esiste un però: in Italia si tratta di soldi nostri e i politici li abbiamo votati noi, all’estero i soldi sono i nostri, ma i beneficiari non sono il popolo che si vorrebbe aiutare ma i ricchi. Visto che chi paga le tasse da noi sono soprattutto i meno abbienti, si rischia di arrivare all’assurdo di levare ai poveri dei paesi ricchi per dare ai ricchi dei paesi poveri. Potrei continuare con diverse altre constatazioni che hanno dell’incredibile, ma la domanda da porsi è: "chi controlla tutto questo?". Praticamente nessuno. Esiste forse nella comunità europea una figura per regolamentare il settore? Teoricamente sì, l’Ombudsman, ma avete provato a contattarlo? Non ve lo consiglio se non volete essere frustrati. Per il resto dei finanziatori prima citati la situazione è la stessa: nessun controllo! Esistono tuttavia società che eseguono delle missioni di "monitoring", per un controllo continuo sui progetti finanziati da Bruxelles, le cui relazioni sono a disposizione del Parlamento europeo. Chissà se qualche nostro deputato europeo le ha mai lette….
di Andrameleck - 03/05/2022
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