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Tuveri e l'amore per la politica

Articolo pubblicato nella rubrica "Il ricordo" de L'Unione sarda del 2 maggio 2021

È stata una vita per taluni aspetti singolare, dati i suoi riflessi sulla ribalta pubblica, quella di Marcello Tuveri, personalità d'eccellenza che abbiamo perduto a Cagliari nei giorni scorsi. Singolare perché al rigore degli studi giuridici, tanto più in campo amministrativo, ed alla severità anche della prolungata gestione di una grande azienda regionale come è l'Arst ha accompagnato, fin dall'inizio, l'amore per la politica sulla scomoda frontiera delle minoranze estreme, sconfitte nell'attualità, vincenti sulla distanza della storia. Nel sardismo di scuola democratico-risorgimentale, intensamente mazziniana e cattaneana, nel repubblicanesimo attivo in perfetta sequenza: dal 1948 per quarant'anni giusti nella pienezza dell'impegno di partito - il PSd'Az e il Pri un tempo gemellati (nell'antifascismo, nella battaglia per la Repubblica e l'ordinamento autonomistico, infine per il piano di Rinascita) - poi nelle sedi convegnistiche e nella saggistica. Ma sempre lì, nell'alleanza fra le idee e la pratica, la pratica rispondente alle idee. In ultimo e come a chiosare tutto, con i titoli della CUEC, per ripresentare a tutto tondo la figura di Egidio Pilia, una delle più fini e profetiche figure di intellettuale (storico e filosofo) della Sardegna di ottanta, novant'anni fa. Una causa nobile servita con lo spirito dell'allievo.
stralcio dell'articolo su L'Unione sarda      Cagliaritano della Marina, Tuveri fu con Michelangelo Pira, Virgilio Lai e molti altri, tra i fondatori della Gioventù Sardista prima ancora dell'esordio della Regione autonoma; del gruppo consiliare sardista fu nei primi anni '50 - lui ancora studente universitario - il segretario, e dopo, e per molti anni, membro della dirigenza del PSd'Az e presidente della commissione di revisione dello statuto, con l'ansia crescente di trasformare il partito "dei Melis" – personalità tutte nobili ma a rischio di chiudere o limitare gli spazi interni, dialettici ed elettorali, dei Quattro Mori - in una formazione che, tanto più negli anni della Rinascita, doveva e poteva rilanciare, nell'alleanza strategica con i repubblicani, il sogno del Partito Italiano d'Azione dei primi anni '20: insomma, il respiro nazionale italiano del sardismo originario riflesso in riviste come Volontà o La Critica Politica.
     Quindi la rottura per i cedimenti sardisti al separatismo predicato da Simon Mossa negli anni '60 e, con Corona, Ruju, Puligheddu, ecc. e la copertura morale di Pietro Mastino, il passaggio formale all'Edera repubblicana. Con ruoli ancora di attiva dirigenza, sodale di Salvatore Ghirra e Lello Puddu e secondo la linea Spadolini di cerniera critica fra la tradizionale alleanza governativa di centro-sinistra e l'opposizione del PCI, fino al 1988.
     Fu proprio allora, alla vigilia della caduta del famoso muro, che egli decise con altri (me compreso) di trasferire l'impegno di partito nella più serena e gratificante sede associativa della Cesare Pintus e della Mazziniana. Da allora sono stati almeno cento i convegni della Cesare Pintus, i più a tema, altri motivati da presentazioni di studi originali in volume sulle vicende, lontane o presenti, della democrazia sarda e italiana. Storia politica ed analisi (con proposta riformatrice) delle istituzioni, in specie quelle autonomistiche, Chi volesse applicarsi a ricostruire una biografia di Marcello Tuveri s'imbatterebbe in corposi saggi sulla programmazione e le sue compatibilità fra i livelli nazionali e territoriali, così come troverebbe esplorazioni critiche sull'Ente Regione sempre in necessaria relazione con la duplice dimensione nazionale e della rete delle amministrazioni locali.
     In fondo, lo stesso (scadente) dibattito oggi in corso sulle province sì, province no, richiama la permanente attualità della riflessione istituzionale, fra rappresentanza e amministrazione attiva, fra responsabilità pubblica e domanda sociale.

di Gianfranco Murtas - 02/05/2021


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