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Il governo nazionale giallo-verde, formato da una miscela instabile di grillini e leghisti, ha compiuto il suo primo anno. In verità, sulla gestione del potere governativo qualcuno si aspettava di più da quelle forze politiche in parte nuove, per altra parte formalmente rinnovate. A seguire i loro proclami, che ancora non si possono definire né ragionamenti politici, tantomeno provvedimenti, sembrerebbe di capire che i signori del Movimento 5 stelle e gli alleati della Lega salvinista non più nordista, siano solo attenti a rispettare i loro programmi elettorali, grazie ai quali sono inaspettatamente saliti alla ribalta alle elezioni politiche del marzo 2018. Al decisionismo di Salvini il quale, a volte eccedendo, fa di tutto per dare l’impressione di essere uomo di polso con le idee chiare, si contrappone l’indeterminazione grillina, che per decidere sul da farsi necessita di interpellare l’oracolo dei propri fedeli internauti. Molti sembrano non sapere che chi prende in mano le redini del Governo nazionale determina con le proprie scelte, ed anche le non scelte, il futuro di tutti gli italiani, non solo di quel migliaio che fornisce il proprio parere, necessariamente approssimativo, cliccando sulla tastiera di un Pc. Quando si guida una nazione, la responsabilità pretende che si debbano fare gli interessi di tutti, indistintamente, non solo di alcuni. È il momento in cui da politici si diventa statisti. A questo punto emerge chiara tutta la discrepanza tra le promesse illusorie delle campagne elettorali, e le attese irrealizzabili dei delusi elettori. Ormai è quasi un ventennio, dal primo governo Berlusconi del 2001 in poi, che la gente viene sistematicamente presa in giro. A parte Romano Prodi, che aveva decretato il riallineamento delle curve Irpef per non far aumentare a dismisura la tassazione, tutti i governi che si sono succeduti han fatto finta di nulla ed hanno utilizzato il meccanismo subdolo del “fiscal drag” per aumentare la tassazione, fino a quando il sistema capitalistico non si è ribellato mandando il paese in crescita zero, con tendenza alla recessione (vedi al riguardo Comunismo contro Capitalismo: lotta continua). Quello che meraviglia, da una parte è l’elettore che ancora vota chi promette l’irrealizzabile, e dall’altra le menzogne che i nostri originali politichi propinano nel periodo preelettorale, mentre poi agiscono esattamente al contrario. Ma veniamo al dunque. Da Berlusconi in qua, passando per Monti, Letta, Renzi, e Gentiloni, quasi un ventennio, è stato un continuo mentire. Fu il primo a prendere atto della necessità di accrescere l’Iva in quanto il subdolo aumento automatico della tassazione sui redditi non sarebbe bastato a compensare il ritmo spropositato e vertiginoso della spesa pubblica, che tutt’ora continua a crescere inarrestabile, utile a foraggiare una classe dirigente e dominante del paese che non smette di agire nell’ombra. Tutti i governi han fatto finta di non sapere: mentendo. Chi invece ha memoria, ricorda bene, ad esempio, le assicurazioni di Tremonti che mentre affermava solennemente di non aver messo le mani nelle tasche degli italiani, favoriva i rientri di capitale illecito dall’estero! Come se l’italiano medio non avesse avuto altri pensieri che riportare indietro i propri capitali dai paradisi fiscali… Ma Berlusconi non aumentò l’Iva. E come fece? Come stanno facendo tutti: invece di aumentarla al momento, promettono di aumentarla dopo, maggiorandola. Quindi se Berlusconi avesse aumentato l’Iva da subito, supponiamo del 2%, forse non ci sarebbe stato bisogno adesso, nel 2019, di aumentarla di un altro 2% dal 22% attuale, dopo che nel 2011 (in concomitanza con la caduta del suo IV Governo) fu innalzata al 21%, e poi dal 21 al 22% nel 2013. E se anche questo governo continuasse a far finta di nulla, anch’esso rimandando, negli anni a venire si dovrà parlare di un’Iva al 25 o al 26%. Sempre che qualcuno di buon senso non capisca infine che lo Stato non può continuare a ballare sul Titanic, e provveda da subito a tagliare drasticamente tutte le spese pubbliche, stipendi compresi, dopo aver distrutto del tutto il sistema produttivo italiano, prima con una enorme tassazione, poi mettendo in campo gli strozzini di Equitalia, che hanno provveduto a macellare le galline dalle uova d’oro, che prima pagavano tonnellate di tasse, contemporaneamente garantendo ai massoni piduistici (che purtroppo ancora esistono) di arricchirsi facendo man bassa dei patrimoni estorti, così come era stato fatto con le cartolarizzazioni. Nessun magistrato ha mai indagato al riguardo. Secondo le forze politiche del secondo millennio, quelle del “rimando”, il non aver preso provvedimenti impopolari, ma assolutamente indispensabili, avrebbe voluto significare ottenere il premio elettorale di fine legislatura. Invece oggi ritroviamo in forte affanno partiti come Forza Italia e Pd, quelli più di tutti responsabili del degrado economico del paese. Il non aver preso il toro dalle corna ha significato trovarselo alle spalle. E non averlo fatto neanche nell’ultimo anno danneggerà prima i 5 Stelle, poi la Lega di Salvini, smentendo la crescita ipotizzata dai sondaggi, mai veritieri soprattutto se forniti da giornalisti obbedienti e compiacenti. È dunque il caso di chiedere a questo Governo giallo-verde di essere diverso da quelli che lo hanno preceduto, perché è per quello che è stato eletto. Ed allora ci si aspetta che qualcuno dei vicepresidenti del Consiglio vada in televisione, ed ammetta con coraggio, pubblicamente, che l’economia versa in una situazione drammatica e che, disattendendo le promesse, affermi l'esigenza di procedere con drastici sacrifici, iniziando a tagliare realmente la spesa pubblica, ed aumentando l’Iva: da subito. Altrimenti, salviniani e grillini vari, saranno percepiti essere come tutti gli altri: degli inutili mentitori. E il premio elettorale atteso si concretizzerà anche questa volta con una incornata: direttamente nel loro didietro.
Giovanni Corrao - 02/05/2019
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