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Assemblea regionale autoconvocata dei repubblicani sardi | |||||
Un risveglio generalizzato delle coscienze si va contrapponendo al periodo buio che il paese sta attraversando: attanagliato per un verso da una profonda crisi economica e finanziaria, umiliato per un altro verso da una débâcle politica e morale. Tra gli italiani che non vogliono chinare la testa, c'è una schiera di repubblicani che sta riesumando il celebre storico orgoglio democratico, intriso di principi risorgimentali e di amore per la politica. Una minoranza di irriducibili che nella storia d'Italia ha condotto grandi battaglie per l'etica nella politica ed il rigore nell'amministrazione dei conti pubblici, una pattuglia pronta a tutto pur di non far precipitare la nazione nell'ingovernabilità e nel declino dei costumi. Quei repubblicani, che in un misto di passione e ragione, di passato e futuro, di realtà e speranza, sono gli ultimi custodi di un valore irrinunciabile per il genere umano: la giustizia. E' dunque con coraggio e con la convinzione delle proprie idee, che i repubblicani della Sardegna hanno deciso di autoconvocarsi in una data oltremodo significativa: il 2 giugno, la festa della Repubblica. Appuntamento rievocatore di quel referendum del 1946 in cui la nazione italiana, uscita malconcia dal ventennio fascista, dalla monarchia, e da una guerra che ci ha visti sconfitti nell'animo prima che militarmente, sancì la svolta definitiva verso la repubblica, quell'autogoverno del popolo tanto sognato da Giuseppe Mazzini e da Carlo Cattaneo. Mazzini e Cattaneo, due eroi del Risorgimento, uniti nell'ideale strategico di una patria unita e repubblicana, ma così diversi nelle tattiche da perseguire. Teso al conseguimento a qualunque costo dell'unità d'Italia, il primo, percorrendo i binari dell'etica e della democrazia; pronto a riconoscere le diversità, il secondo, delineando i caratteri del federalismo per conseguire l'unione fra diversi. Per una ventina d'anni i discendenti dello storico Partito repubblicano italiano, quel Pri di Ugo La Malfa e di Giovanni Spadolini, perso l'orientamento tra destra e sinistra, si sono avventurati nell'arido paesaggio dell'antipolitica. Non ne è nato nulla di buono: solo malintesi e malumori. Né la Sinistra repubblicana, confluita nei Ds e nella Margherita, poi dispersasi in mille rivoli, né la componente collocatasi sul versante di centrodestra, che ha mantenuto il simbolo del Pri, hanno avuto la forza di trasmettere con efficacia le idee repubblicane. Riteniamo che non si possa continuare a fare politica con i personalismi o con le contrapposizioni: è forse giunto il momento di convergere insieme in un solo Partito di repubblicani, un'unica casa per tutti e di tutti, uniti e federati nelle proprie diversità, per amore della nostra patria. In un momento di difficoltà che esige scelte responsabili. I repubblicani sardi, più di altri abbandonati al proprio destino, vuoi per la distanza dal continente, vuoi per l'esiguità numerica, sono pronti a fare il primo passo. Un tentativo per rilanciare quella politica con la "p" maiuscola, priva di tornaconti personali, fatta di attenzione per gli interessi generali e di rivalutazione dei valori di libertà ed uguaglianza. Uno sforzo che parta dalla Sardegna per consentire il ripristino della democrazia reale in senso lato in tutta la nazione, per calarsi fra la gente con proposte chiare, e tornare ad essere orgogliosi di noi stessi e del nostro paese. L'assemblea autoconvocata prevede il seguente ordine dei lavori: 1) Saluto delle Autorità presenti; 2) Introduzione tramite Relazioni politiche di esponenti storici del repubblicanesimo sardo e nazionale; 3) Dibattito assembleare; 4) Approvazioni Ordini del giorno; 5) Conclusioni
Repubblicani sardi autoconvocati - 03/04/2012
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