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Qualche volta, ma ormai sempre più di rado, la propaganda leghista sul federalismo evoca la più importante figura del federalismo risorgimentale: Carlo Cattaneo. Un confronto tra le posizioni politiche della Lega Nord e la nostra storia dimostra che non esiste alcun legame tra quanti combatterono contro il centralismo italiano e la “piemontesizzazione” dell’intera nazione e le costruttive e miopi proposte del federalismo fiscale. Le proposte della Lega risultano palesemente “astoriche” cioè prescindono totalmente dall’evoluzione progressiva che il regionalismo italiano ha compiuto dall’approvazione della costituzione repubblicana del 1947. La Lega fin dal 1994 affina il suo programma su due dei quesiti: “federalismo fiscale” e “programma fiscale” (pag. 3-4 del Programma elettorale). Nel primo punto è prevista l’attribuzione agli enti locali della completa autonomia impositiva. “Il secondo rafforza la tesi con l’attribuzione della responsabilità della spesa che va commisurata alle entrate”. Il programma della Lega si articolo secondo lo schema: 1) il prelievo fiscale elevato; 2) l’eccessivo numero di importi; 3) i troppi adempimenti formali; 4) l’accanimento su alcuni beni. È lecito domandarsi in quale di questi punti si sia esercitata l’azione dei Governi di Berlusconi – Bossi. La Lega ha gestito le opere pubbliche, il Ministero degli Interni e, per il rapporto di stretta fiducia con Tremonti, il Ministero dell’economia. È doveroso ricordare che il programma di governi che hanno, con brevi interruzioni, gestito l’Italia da 20 anni non ha diminuito il peso fiscale ma anzi lo ha visibilmente accresciuto passando dal 42% al 47% del reddito prodotto in Italia. Sul numero delle imposte, un fortunato volume di Tremonti, allora solo fiscalista, era arrivato a contare in quegli anni ben 100. Gli esami compiuti da centri di ricerca indipendenti ha portato il numero delle imposizioni a 117. Gli adempimenti formali, oltre che da una prolissa e contradditoria produzione legislativa, sono caratterizzati dalla famigerata raffica di circolari ministeriali che addossano ai soggetti tributari una sempre più numerosa quantità di adempimenti. Si tratta di una “bulinistica” esternalizzazione di vincoli che tendano a porre a carico dei cittadini il carico di lavoro che gli uffici non sono in grado di compiere. Siamo di fronte ad uno spostamento dei compiti istituzionali che fa dei cittadini dei liberi professionisti dipendenti gratuiti di atti ed operazioni tributarie di pertinenza pubblica. Gli adempimenti sempre più farraginosi obbligano le parti private a compiere un’opera di supplenza enorme, lasciando all’Erario la sola funzione sanzionatoria. Quanto al peso delle imposte su il bene più diffuso degli italiani, cioè la casa, su di essa gravano una decina di tributi, quasi l’unico elemento di reddito certo sia l’immobile abitativo. L’obiettivo del Governo Bossi – Berlusconi è estremamente chiaro: spostare la distribuzione delle risorse nel momento della spesa da una equilibrata distribuzione territoriale in tutto il Paese, nelle zone dove “un governo del Nord” come lo definisce Bossi ha interesse a concentrare l’intervento pubblico. Alcuni esempi: l’ammodernamento delle Ferrovie dello Stato si ferma a Roma, l’autostrada Salerno - Reggio Calabria è una eterna incompiuta. Qualunque provvedimento interessi il Meridione, promesso, progettato e finanziato non si realizza: esempio eclatante la bonifica e la trasformazione dell’area di Pomezia a Napoli; la strada che collega Sassari ad Olbia. I fondi per le opere pubbliche (FAS) ed il riequilibrio degli interventi sono deviati verso altre direzioni. La conclusione evidente è la attuazione di un piano rivolto a monopolizzare le risorse dello Stato a favore delle regioni più floride e contro la distribuzione nell’intera comunità nazionale. In sostanza è in atto una sostanziale volontà di dominio dell’intero Paese da parte di una minoranza autoritaria del Nord che trascura persino i doveri di solidarietà verso le zone terremotate dell’Aquila e dell’Abruzzo. Da partito regionale la Lega diventa partito nazionale per concentrare risorse sul Nord. Davanti al sistema fiscale più esoso d’Europa ed alla palese discriminazione territoriale fra Nord e Sud cosa resta del richiamo al federalismo di Cattaneo? Per i meno informati Carlo Cattaneo, il vero gran lombardo del Risorgimento nazionale, era al tempo stesso geografo, economista, scienziato, antropologo, uomo politico, organizzatore culturale, glottologo, storico e filosofo. In sintesi era un intellettuale poliedrico inesauribile. Per Cattaneo il federalismo non era solo una forma di organizzazione politica dello Stato ma un modo di intendere la vita civile come associazione di tutti i cittadini per assicurare la partecipazione al governo della cosa pubblica. Foedus = alleanza secondo la nozione latina, non soggezione dei più deboli ai più forti. Per Cattaneo tutti i popoli hanno uguale dignità in quanto tutti gli uomini sono uguali. “Bisogna contrapporre la federazione alla fusione e non alla unità, e mostrare che un patto fra popoli liberi è la sola via che può avviare alla concordia ed alla unità. Ma ogni fusione conduce al divorzio all’odio”. Cattaneo avvertiva la necessità di una stretta interconnessione tra la libertà dell’Italia e la libertà dell’Europa, tra gli Stati uniti d’Italia e gli Stati Uniti d’Europa. “L’Italia” egli scriveva “non può essere libera che in seno all’Europa libera. Avremo pace vera quando avremmo gli Stati Uniti d’Europa”. Queste proposte non nascevano da una visione astratta, utopica dell’Italia e dell’Europa. Cattaneo, lombardo, eroe delle cinque giornate di Milano del 1848 poneva la conoscenza compiuta delle realtà al centro della sua azione politica. Sin dal 1841 seguiva le vicende della Sardegna, collegandosi ai migliori cervelli (Asproni, Musio, Tuveri, Giovanni Antonio Sanna). Due saggi fondamentali dimostravano la sua attenzione per la regione sarda: “Della Sardegna antica e moderna” e “Semplice proposta per un pronto miglioramento dell’Isola di Sardegna”. Si occupò dei 200.000 ettari che costituivano pascoli ademprivili (i terreni addetti ad usi civici) con una proposta tecnico pratica: che i soldi derivanti dalla vendita dei terreni fossero destinati esclusivamente al miglioramento delle condizioni della viabilità interna stradale e ferroviaria, cioè fossero restituiti ai sardi i beni che i Comuni avevano già riscattato dai feudatari. Un federalista che aveva come modello gli Stati Uniti d’America e la Confederazione svizzera, con le loro pluralità rispettose delle diverse culture, costumi e storie, un’idea cioè mille miglia lontana dalle tendenze di gestione xenofoba e razzistica del Paese. Cattaneo espresse le sue qualità di scrittore con un coraggioso saggio: le “Interdizioni israelitiche” in cui difendeva gli ebrei contro il razzismo dominante. Era il 1835 e si opponeva ad ogni limitazione dei diritti umani. La cultura leghista esprime nel suo “dolce stil nuovo” un atteggiamento xenofobo rappresentato dal motto “föra da i ball” di Bossi.
Marcello Tuveri - 22/06/2011
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