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Mentre il Governo nazionale naviga a vista in alto mare, con un Berlusconi sempre meno sicuro di sé e un Bossi che non sa più cosa promettere alla propria base elettorale, il paese si sta dividendo su una questione di una certa importanza: le scelte fatte dal ministro dell’economia Giulio Tremonti. Capire infatti se l’azione del Ministro del bilancio e della programmazione economica e finanziaria sia stata saggia o deleteria, può significare, per i cittadini, avere gli strumenti corretti per effettuare scelte importanti nelle prossime cadenze elettorali. C’è da una parte chi sostiene che l’artefice della Finanza creativa sia stato il salvatore della patria, che abbia tenuto duro per evitare che anche noi scivolassimo nelle acque calde del mare Egeo, e che meriti pertanto di essere il prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri; dall’altra parte c’è chi è addirittura sconcertato dal suo modo di gestire gli affari in Italia. Chi ha ragione? Una spiegazione logica e chiarificatrice l’ha data domenica scorsa l’economista Mario Monti intervistato da Lucia Annunziata. Facendo infatti notare la differenza essenziale esistente tra finanza ed economia, Monti ha lasciato capire, con garbo, che da un punto di vista puramente finanziario Tremonti ha fatto di tutto per presentare i conti in ordine, per quanto possibile data la crisi corrente, ma ha trascurato del tutto lo sviluppo economico, disinteressandosi delle necessarie riforme ormai ineludibili. Il perverso meccanismo fiscale, che aumenta automaticamente il prelievo anno per anno in un sistema inflattivo, ha portato molti contribuenti, vessati ogni oltre limite, a non farcela più a rispettare le scadenze, facendoli incappare nelle cosiddette ganasce fiscali mantenute in piedi da Tremonti, ma varate malauguratamente da un Bersani che non ha neanche l’idea del male che ha fatto al paese. Ora che il sistema produttivo italiano è praticamente in coma, e Tremonti non potrà continuare a dilatare a dismisura il debito pubblico, chi pagherà le spese dello Stato? Incrociamo le dita, il momento è drammatico: speriamo di non dover pagare amaramente le illusioni e le promesse non mantenute.
Giovanni Corrao - 22/06/2011
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