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Il termine provinciale, che ha assunto nel passato anche un significato denigratorio, questa volta rappresenta un segnale forte, troppo forte per essere sottovalutato. Siamo infatti proprio curiosi di sapere se i partiti leader del centrodestra e del centrosinistra, Pdl e Pd, faranno ancora una volta finta di niente davanti ai segnali di malcontento che arrivano da parte della Sardegna, ma, crediamo, anche da tutta la nazione. Perché ce n’è per tutti e due: basta guardare le drammatiche percentuali medie che raggiungono, il primo partito è molto lontano dal 20%, ed il secondo che naviga appena intorno a quella percentuale. Ce n’è abbastanza per strapparsi i capelli e fare il mea culpa. Il risultato che abbiamo davanti è la traduzione in cifre di quel “tanto i politici sono tutti uguali”, espressione inascoltata, incapace fin qui di impressionare veramente le “alte” menti politiche alla guida dei due partiti che hanno la pretesa di voler governare alternativamente il paese. Per il Pdl, sul versante di centrodestra, un disastro annunciato dalla presa di distanza effettuata appena in tempo da Fini, ma determinato da molteplici fattori: le vicissitudini del gruppo dai poteri fortissimi collegato ad ambienti ministeriali, le voci incontrollate sugli impianti eolici per quanto riguarda la nostra isola, il Decreto legge urgente e salato per tenere sotto controllo la spesa di uno Stato che, per bocca di Tremonti, fino al mese scorso aveva i conti in regola. Ma disastro di uguali dimensioni da parte del Pd, sul versante di centrosinistra: un partito mai apparso realmente democratico, che ha sempre arginato la spontanea crescita di una reale classe politica fatta da dirigenti capaci, condizionato com’è da innominabili interessi trasversali e di parte. Un Partito democratico che non fa politica, ma che si serve del paravento della politica per garantire legami che interessano solo una parte minima dei cittadini del nostro paese. Un partito senza leaders e senza proposte politiche, che dice di voler garantire le fasce deboli, ma intanto, con lucido strabismo, pensa a tener fuori dalle proprie preoccupazioni i veri problemi della nazione italiana. Ecco allora che tutti gli altri partiti prendono voti a man bassa, risollevando i loro destini, in attesa che il paese faccia altre scelte importanti. Perché, così come negli anni ’90 sono scomparsi dall’oggi al domani due partiti di potere e di governo, la Dc ed il Psi, anche oggi si potrebbe giungere all’estinzione improvvisa dei due ex maggiori partiti italiani, Pdl e Pd, che, in fondo, si differenziano solo per una lettera “l” che oggi potrebbe avere il significato di “liquidazione”. Se alcuni hanno pensato fino ad ora che gli italiani siano stupidi, convinti di poterli manipolare con bugie dalle gambe corte e dal naso lungo, la risposta è arrivata chiara e netta: andatevene tutti a quel paese!
Giovanni Corrao - 31/05/2010
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