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Le polemiche su questa data non mancano mai. Bene! Vuol dire che c’è ancora qualcosa da dire sull’avvenimento a cui fa riferimento la storica data del 25 aprile 1945. Alle ore 20:00 di quel giorno, assunto a simbolo della liberazione dell’Italia dal giogo fascista e nazista, il generale tedesco Meinhold firma la resa. L’Italia è libera. Anni di guerra, lutti, distruzioni, hanno finalmente il loro sigillo storico con la parola fine: può così iniziare la ricostruzione. E per rivisitare quegli avvenimenti con occhi diversi ci sia consentito di prendere spunto da un opuscolo edito in francese nel 1985 dalla “Agence de presse Orbis” di Praga, dal titolo significativo: “Victoire Historique”. Si tratta di un volumetto di un centinaio di pagine, facente parte della propaganda politica sovietica, uno dei tanti che era possibile trovare negli alberghi dei paesi del Patto di Varsavia anni fa, assolutamente non in vendita, che illustra in breve il secondo conflitto mondiale, ma visto da parte sovietica. Già il titolo del volumetto la dice lunga: Vittoria storica. Infatti vi si sostiene che la vittoria contro il diavolo nazista sia merito dell’eroismo della popolazione sovietica, che da sola, senza nessun aiuto, e praticamente senza mezzi, sia riuscita, a caro prezzo di perdite umane, prima ad arginare, poi a respingere, ed infine a sconfiggere l’esercito hitleriano. Ci sembra utile, ed oltremodo significativo riportare di seguito parte dell’introduzione, tradotta dal francese. | ||
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Pur calandoci a posteriori nel clima della guerra fredda dell’epoca, tra americani e russi, e dunque ben consapevoli delle prese di posizione rigorosamente di parte che i due schieramenti erano costretti a prendere per salvaguardare le proprie posizioni, non possiamo non scorgere delle verità sacrosante nelle parole del regime sovietico. In sostanza Hitler, col fido Mussolini al seguito, secondo l’interpretazione dell'Urss, sembrerebbe aver avuto mano libera da parte del mondo intero per combattere l’Unione sovietica, anche se al prezzo della conquista dell’intera Europa. Gli alleati non hanno tentato di fermare le armate naziste sin dall’inizio, a dire dei russi perché in fondo a tutti andava bene la guerra contro gli odiati comunisti. I sovietici se la sono dovuta cavare da soli, rischiando molto, e pagando con circa venti milioni di vittime il prezzo di quella che da loro viene considerata una vittoria eroica. E su questo c’è poco da dire: hanno ragione. Una volta arginata l’avanzata delle truppe naziste, e bloccata l’aggressività della guerra lampo, i sovietici mettono in capo una controffensiva che li avrebbe condotti in breve tempo, e per primi, fino a Berlino, la capitale del nazionalsocialismo. A questo punto gli alleati si preoccupano seriamente, e si chiedono: i sovietici si sarebbero accontentati di sconfiggere il nemico o avrebbero annesso al proprio dominio l’Europa intera, servitagli su un vassoio d’argento dagli sconfitti tedeschi? Secondo il citato volumetto, quella che all'inizio sembrava una vittoria facile facile dei tedeschi contro i comunisti sovietici, si rivolta contro i paesi occidentali come un bumerang: a questo punto per l'occidente non c’era altra scelta, bisognava scendere in campo, sconfiggere i tedeschi ma soprattutto arginare l’avanzata delle armate di Stalin. Tutti sappiamo come andò: sbarco in Normandia e risalita degli alleati lungo lo stivale per far indietreggiare i tedeschi prima che i sovietici riuscissero ad avanzare troppo. La storia ufficiale ci narra di accordi stretti tra russi ed americani per arrivare insieme a Berlino, ma il rischio di essere sottomessi al potere sovietico, per molti stati europei, fu alto e concreto. Berlino fu poi divisa, così come l’intera Germania. A questo punto la domanda è legittima: gli alleati si preoccuparono di liberare l’Italia e l'Europa occidentale dai nazisti, o furono obbligati a farlo per arginare l’espansione sovietica? Stessa domanda non si può in questi termini porre per le forze locali e per i partigiani che combatterono l’invasore con l’unico scopo di liberare il proprio paese dalla dittatura nazista e fascista. Il dubbio ricorrente che i comunisti nostrani abbiano combattuto per consegnare la nazione ai sovietici è stato a nostro avviso completamente sgombrato col comportamento di tutte le forze del cosiddetto arco costituzionale che contribuirono in maniera determinante alla redazione della Costituzione italiana. Forse dovremmo riscrivere la storia, e convincerci che la seconda guerra mondiale l’ha veramente vinta Stalin, anche se tale affermazione non può facilmente rientrare nella nostra impostazione educativa corrente. Per gli alleati, ai quali va intera la nostra gratitudine, e che hanno pagato a caro prezzo la nostra libertà, probabilmente la liberazione della nostra patria fu una necessità, non un obiettivo prioritario. E forse forse la propaganda sovietica, almeno in quel librettino, non ha detto menzogne. A chi poi attacca manifesti ignorando la resistenza, consigliamo di leggersi intero il volumetto sovietico: perché si narra tra l’altro del sacrificio dei partigiani russi, che “con un coraggio ammirevole hanno dato prova di grande eroismo”. Forse senza il fattivo contributo delle forze di liberazione patriottiche non saremmo quelli che oggi siamo: né noi, né i russi.
Giovanni Corrao - 25/04/2010
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