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Qualcosa si muove al centro del panorama politico nazionale. E’ il risultato di un calo di interesse per il tendenziale bipartitismo che nel paese non ha mai convinto, e che è entrato drammaticamente in crisi nelle recenti elezioni provinciali ed amministrative della Sardegna. 16% per il Pdl e 20% per il Pd, in Sardegna, sono valori che evidenziano la crisi del sistema maggioritario bipolare nazionale: gli ex partiti guida dei due schieramenti di centrodestra e centrosinistra crollano sotto il peso delle proprie responsabilità e delle promesse mai mantenute. Gli elettori hanno dimostrato di non gradire le forzature istituzionali, promulgate a volte con intese sottobanco, responsabili del malumore diffuso e della perdita di fiducia nell’elettorato. Luciana Sbarbati, Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini hanno intuito la comparsa di inediti spazi politici al centro dello schieramento istituzionale e, da posizioni diverse, stanno puntando ad una nuova formazione che rilanci i valori repubblicani, cristiani, sociali e liberali, e funga da punto di accumulazione per le ideologie politiche trascurate, in un clima di serietà istituzionale e di sano realismo politico, onde rilanciare in ultimo l’arte della gestione dei beni pubblici nazionali. Noi repubblicani, è noto, veniamo dalla scuola di pensiero democratico, e ci siamo sempre considerati i custodi dell’area politica nazionale identificata col nome di sinistra democratica. Siamo sempre stati al centro dello schieramento ma abbiamo guardato con attenzione alla nostra sinistra, lì dove oggi troviamo interlocutori che fanno di tutto per apparire poco affidabili e scarsamente sinceri. Dunque è il momento di rilanciare il centro, unendo forze e valori per la ricostruzione politica della nostra nazione. Vogliamo per questo definire questa nuova area come liberaldemocratica? In tutta sincerità è una identificazione che non ci entusiasma, che tuttavia dà una nuova prospettiva intermedia tra l’area democratica, di cui si è inopportunamente appropriato il Pd, e l’area liberale, di cui fa parte il Pdl. Certo: conta la sostanza, non la forma. Ma allora cerchiamo un nome che non abbia né qualcosa del centrosinistra, tantomeno qualcosa del centrodestra. Un nome tale da far intendere che i valori di giustizia, tolleranza, e solidarietà abbiano ancora un significato. Soprattutto un nome che faccia capire che il partito che andiamo a creare non sia un paravento per la gestione di interessi estranei alla collettività, e che, dal passato, si sforzi di rappresentare un futuro più tranquillo e sereno per tutta la popolazione. Si tratta di una scommessa: ma non si può continuare ad obbedire a logiche politiche che nulla hanno ereditato dai principi della Carta costituzionale repubblicana, e che mettono addirittura in discussione l’integrità della nazione. Peggio di così non può andare. Val la pena di provare!
Giovanni Corrao - 27/06/2010
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