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L'Mre ha deciso: fuori dal Pd La decisione unanime, sofferta, ma necessaria, sicuramente non indolore, è stata presa al Consiglio nazionale svoltosi sabato 17 u.s., dopo un interessante dibattito, che ha analizzato le problematiche politiche di carattere generale, ed i problemi nazionali e locali che il paese sta attraversando. La senatrice Luciana Sbarbati, segretaria nazionale e leader indiscussa del Movimento repubblicani europei, ha aperto i lavori illustrando in sostanza l'insofferenza dei repubblicani del versante di sinistra, non più a proprio agio nella formazione politica del Pd, dove troppo spesso sono stati ignorati e sottovalutati. Il senatore Adriano Musi ha inviato una lettera per giustificare la sua assenza: qualcuno ha voluto leggere tra le righe una sorta di presa di distanza dall'uscita dal Pd, che però è stata smentita da Luciana Sbarbati. Il dibattito, svoltosi alla presenza di numerosi giovani, ha analizzato soprattuto il ripreso dialogo tra repubblicani di sinistra, aderenti all'Mre, ed i repubblicani del Pri, che non avendo aderito alla formazione Berluscon-Finiana del Pdl, si trovano oggi a dover fare i conti con il mare aperto della politica. Le due formazioni dovranno trovare il modo di riunirsi senza forzare. Solo così, ritrovata l'indipendenza repubblicana, si può riiniziare a far politica, poggiando i piedi sul bagaglio storico e culturale di cui andiamo orgogliosi, ma guardando avanti, puntando al reale progresso di tutta la società civile, nel rispetto etico degli interessi collettivi e generali. Ora si andrà probabilmente ad un congresso di fusione dei repubblicani: ognuno esporrà le proprie convinzioni, verranno alla luce probabilmente rancori e risentimenti. Sarà necessario stare calmi e mantenere la freddezza necessaria per superare i contrasti, e costruire nell'armonia il futuro di una formazione politica che ha nel suo passato glorioso la solida base di partenza, ma che ha un avvenire fulgido se riuscirà ad agire per soddisfare finalmente le esigenze e le necessità che assillano la popolazione italiana. Dobbiamo riprendere la nostra autonomia, al di là delle passate contrapposizioni, e, ignorando i personalismi, rilanciare i valori e gli ideali repubblicani: tra i quali l'esigenza di una giustizia giusta, il rispetto delle regole partendo proprio dalla Carta costituzionale, un fisco equo e mai oppressivo. Difendendo con le unghie e coi denti la Repubblica ed il valore primario della democrazia. Avremo questa forza per ricominciare daccapo la nobile e gloriosa battaglia di una forza di minoranza, mai doma e sempre disinteressata? Sicuramente sì!
Giovanni Corrao - 18/04/2010
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