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Dal fatto alla cronaca: come respingere la verità

     Bertrand Russell sosteneva di non aver mai letto la cronaca di un avvenimento che corrispondesse, in termini di rispetto della verità, a quanto aveva visto con i propri occhi.
     Russell era un matematico, oltre che un grande filosofo, e si spiega così perché non avesse avuto la fortuna di veder coincidere la realtà con la cronaca giornalistica.
     E’ quanto è accaduto a chi scrive lettere di livello molto diverso da quello di Russell, quando venerdì 12 assistette nella città di Cagliari ad un corteo di tante associazioni in difesa degli immigrati. Dico subito che alcune associazioni erano note (Amnesty International, Médicins sans frontières, Emergency, Cagliari social forum), altre, in verità, sconosciute.
     Chiarissimo il senso della manifestazione. Un grande striscione in tela, sostenuto da persone di diverso colore, portante la scritta “Noi non respingiamo”.
     Il gruppo di testa del corteo urlava slogan contro le recenti norme con cui Bossi e Berlusconi fanno a gara nella corsa verso l’intolleranza razzista. Il corteo da piazza Martiri si allungava sin verso la intera via Garibaldi. Il numero dei partecipanti era, per chi ha qualche pratica di queste cose, intorno al migliaio.
     Per contenere questi cittadini della più varia stratificazione sociale, ma difficilmente, per l’età e l’abito che vestivano, classificabili tra gli “eversivi”, i poliziotti statali e comunali, che dovevano faticosamente fermare automobili e motociclette, erano a dir poco una cinquantina.
     Le strade di accesso alla piazza Martiri non sono poche. I ben pensanti in corteo portavano striscioni e cartelli, in fondo al corteo qualche sparuta bandiera rossa.
     Secondo il più importante giornale sardo i manifestanti (Unione sarda 13 giugno u.s. pag. 28) erano un centinaio. Il perché di questa riduzione della statistica al decimo della realtà è chiaro: Cagliari è un centro multietnico.
     Il quartiere della Marina e parte di Stampace, sono popolati da uomini e donne provenienti dall’Africa e dall’Asia, non sussistono episodi di particolare intolleranza verso il “diverso”. Il desiderio di istituzioni umanitarie come la cattolica “Caritas” è ignoto al rispetto dell’identità plurima dei circa trentamila extracomunitari residenti (meno del 2% della popolazione residente).
     La cronaca che falsificava la partecipazione al corteo costituisce un semplice svarione? Ovvero un tentativo di favorire la montante xenofobia in una regione che soffre, come tutto il mondo, la globalizzazione, ma non riesce a vedere nel diverso e nell’estraneo un oggetto di odio e di indifferenza?
      Opino per la seconda tesi.

Marcello Tuveri - 12/06/2009


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