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Un convegno su Silvio Mastio (e poi …)

     Come avevo già anticipato in una precedente comunicazione, nella serata di venerdì 24 novembre si è svolta in Ussana una serata dedicata alla figura di Silvio Mastio, mazziniano ed antifascista.
     La manifestazione si è svolta, ad iniziativa dell’assessorato alla Cultura del Comune ussanese e con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, presso l’aula grande del bellissimo Monte Granatico, restaurato alcuni anni fa, che ospita anche la Biblioteca comunale. Hanno partecipato una cinquantina di persone, ma quel che ha colpito me (e gli altri relatori) è stata l’attenzione da tutti mostrata: come a voler recuperare notizie per dare corpo e anima a un nome conosciuto pressoché soltanto per l’intitolazione di una strada del centro paesano (Mastio era ussanese per parte di madre).
     Sono intervenuti anche diversi esponenti della famiglia, locali e cagliaritani. Fra essi mi piace in particolare ricordare Martino Sanna – Mastio per filone materno (figlia del fratello maggiore di Silvio: quel Francesco agronomo che ottenne da una industria di Cuba l’assunzione del Nostro, prima tappa della vicenda che in quattro anni lo avrebbe portato al martirio per la democrazia in una terra lontana dalla sua, ma altrettanto sofferente per la mancanza di libertà).
     Martino ha anche parlato, puntando a definire quei tratti di modernità e attualità della testimonianza di Silvio Mastio che – ha detto giustamente – ha riempito di umanità un ideale. Missione in cui falliscono tristemente i protagonisti della scena politica d’oggi, e i destri e i sinistri, quelli che declamano un patriottismo banale e quelli che enfatizzano la federazione delle differenze.
     A parte questo intervento, pacato e intelligente, ed i saluti del sindaco Contini e dell’assessore Orgiano, la serata si è imperniata su tre relazioni: quella di raccordo e inquadramento del periodo storico particolare (il primo trentennio del Novecento), esposta da Salvatore Cubeddu; quella mia su Mastio repubblicano e antifascista, ma con insistenze sulla sua infanzia e adolescenza nella Cagliari bacareddiana; quella di Gianfranco Contu, sulla vicenda sudamericana che avrebbe consegnato per sempre, soprattutto per il tragico epilogo, il nome di Mastio alla storia.
     Due le conclusioni positive della serata, a parte ovviamente il valore in sé di una commemorazione intensamente partecipata, e da parte nostra (dico dei relatori) e da parte dell’assemblea che ha ascoltato, ed a parte anche questa bella presenza di diversi Mastio di terza e quarta generazione, con i quali un qualche rapporto bisognerà pur intrattenerlo ed alimentarlo nel futuro (per parte mia lo farò).
     Esse sono le seguenti: il sindaco si è formalmente impegnato con noi a una delibera per l’intitolazione del campo sportivo a Silvio Mastio. Sarà anche questo un modo, ancorché indiretto e discreto, per segnalare ai giovani che lo frequentano per le proprie attività la personalità di un loro ideale coetaneo che ha vissuto – interiorizzato e praticato cioè – nel massimo grado l’insegnamento di Mazzini, fino al sacrificio della vita: alla sequela di quanti furono, anche nelle generazioni precedenti alla sua, martiri della causa, da Goffredo Mameli a Guglielmo Oberdan, sacrificatisi entrambi poco più che ventenni.
     Lo stesso sindaco si è poi, spontaneamente, impegnato a pubblicare in volume le relazioni (con eventuali integrazioni anche fotografiche, che mi sono impegnato a fornire). Per questo ha invitato i tre relatori a tenere, per adesso, riservati i testi.
     Per parte mia ho donato all’Amministrazione – in cambio dell’impegno a costituire nella Biblioteca comunale un apposito Fondo intestato a Silvio Mastio – la riproduzione fotostatica della collezione completa del quotidiano “Sardegna”, che Mastio condiresse con Raffaele Angius alla vigilia delle elezioni politiche del 1924. Si tratta di una piccola quota della sterminata emeroteca presente alla Nazionale di Firenze, che ho acquisito, anche con la “pizza” del microfilm, che conto invece di donare alla Biblioteca universitaria di Cagliari che non la possiede.

     Tanto mi premeva comunicare, anche per dimostrare che, pur in modestia di mezzi, si può fare, se la buona volontà ci assiste. Anche queste attività di ricerca e di esposizione di ricerca sono, a mio avviso, “politica” e partecipazione al dibattito attuale che vede rinunciatari i repubblicani, in gran parte intruppati (o intruppabili) in formazioni opache.
     La mia opinione – che pure guarda, idealmente (ed elettoralmente), è evidente, al centro-sinistra – è che ci si sarebbe dovuti fermare, alcuni anni fa, in una “terza posizione”, concentrata più sulle “cose”, le questioni centrali delle riforme (ordinamento, economia, servizi pubblici) che non su quelle strategie dei destri e dei sinistri che avrebbero poi costretto (come stanno costringendo) a penose posizioni gregarie.
     Ma tant’è. I duemilioni e passa di consensi si sono ridotti, fra “quelli” di La Malfa jr. e quelli della Sbarbati, a centomila. La dispersione di energie è drammatica e fatale.
     Potevamo “armare” (in senso ingegneristico) la proposta di programma con la vitale storia del movimento, che prende Mazzini e Cattaneo ed i nostri Asproni e Tuveri nell’antica stagione, i Bovio, Ghisleri e Conti in quella mediana, i La Malfa sr., Visentini e Spadolini in quella moderna. Tutti nomi (con altri cento di “ferro”, per dirla con Dorso) che, da soli, non ammettono derive gregarie di sorta.

Gianfranco Murtas - 25/11/2006


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