Una sintesi del libro di Massimo D'Alema
"OLTRE LA PAURA"
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I temi più importanti del saggio sono indicati nel sottotitolo:
"La sinistra, il futuro, l'Europa".
L'opera è articolata in una prefazione, quattro capitoli ed una appendice che contiene
la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea", approvata dal Consiglio
Europeo di Nizza nel dicembre del 2000, ed alcuni saggi dello stesso D'Alema e di
Giuliano Amato, pubblicati nella rivista "Italianieuropei".
Il saggio è calibrato sul futuro ma si caratterizza per la forte attualità.
Dopo un breve esame della situazione politica europea premette che una anomalia come
quella italiana è, a dir poco, singolare:
- abbiamo una concentrazione inaudita di poteri pubblici e privati in un solo soggetto;
- siamo in presenza di un forte attacco al principio di legalità, all'indipendenza dei
giudici ed al pluralismo dell'informazione.
Bisogna allargare lo sguardo all'Europa cioè oltre il confine di casa e realizzare
una confederazione di forze interne, ed un confronto di idee per realizzare un
"progetto per il futuro".
L'Europa non è solo un fatto geografico, ma "un corpo di valori e principi". Libertà,
tolleranza e dubbio hanno dato vita - in due secoli di evoluzione culturale - ad una
esigenza di un nuovo umanesimo che fonda l'idea di sviluppo nel rispetto dell'individuo
e nella visione aperta all'integrazione.
La globalizzazione non va demonizzata, anche se presenta dei pericoli.
Le integrazioni dal Sud e dall'Est verso le nostre coste sono fenomeni che, gestiti
con intelligenza, creano nuove opportunità, ma possono suscitare insicurezza e persino
allarme se vissuti come aggressione alla propria identità culturale.
Non basta la moneta unica. L'Unione Europea dà diritti che nascono fuori dallo
Stato nazionale. Vengono da quell'umanesimo europeo "che non separa la libertà
politica dalle pari opportunità e dai diritti civili".
Il richiamo a questi valori è necessario in quanto il populismo demagogico
berlusconiano del governo attuale si esprime al contrario:
- nella remora all'allargamento ad est dell'Europa;
- nei calcoli personali contro la attività giudiziaria;
- nella invettiva contro il super-Stato.
Ampio e profondo il capitolo che l'autore dedica ai rapporti tra l'Europa e gli
Stati Uniti d'America. D'Alema non dimentica i due conflitti mondiali combattuti
il secolo scorso dagli americani in Europa per la difesa dei comuni valori e la
lotta contro le dittature naziste e fasciste.
Individua i limiti di certo unilateralismo nord-americano e - per converso -
la debolezza politica e militare dell'Europa. Ci troviamo di fronte ad una America
unita e ad una Europa divisa.
Viene ribadito l'obiettivo fondamentale che la forza americana venga temperata dalla saggezza europea.
Sul terrorismo si legge una risposta ferma e decisa: viene condannato il mezzo indipendentemente
dal fine perseguito.
La vera sfida è "costruire un ordine mondiale inclusivo, capace di garantire i
diritti di tutti e non soltanto la sicurezza di pochi".
La proposta non è astratta. Non si tratta della pace perpetua di Kantiana memoria.
Il tema della pace si intreccia con quello della costruzione europea. Ma per realizzarla
è necessaria l'unione delle forze della sinistra per dare forma alla unità politica.
Le forze di sinistra, nonostante la positiva azione di governo, sono in tutta l'Europa
in difficoltà. Non hanno raccolto i frutti del loro decennale impegno, in quanto non
hanno colto interamente i cambiamenti della società.
Risultato? La mondializzazione è vista con preoccupazione. Lo stato nazionale
non è sentito come difesa, l'Europa non sembra in grado di garantire protezione.
È necessario un vero governo politico dell'Europa. Difesa e politica estera sono
gli ambiti dove si esercita la potestà di un'Europa integrata.
La scelta da compiere è tra l'Europa gigante economico e nano politico ed un'Europa
come potenza politica dotata di un modello di difesa e di pronto intervento.
Il titolo del volume "Oltre la paura" è un invito a non avere paura del futuro,
cioè di smarrire la libertà ed i diritti secolari che l'Europa ha maturato. Anzi
bisogna recuperare l'orgoglio di essere europei, l'orgoglio di una missione
che deve favorire l'allargamento, l'integrazione e nuove relazioni tra Europa
e Stati Uniti d'America.
Mentre la destra parla di "riforme", il cui contenuto è fatto di programmi
di restaurazione, bisogna saper scegliere il vero riformismo. Tra quello di
una sinistra che restringe la sua influenza sociale, che si ripiega ideologicamente
su se stessa (i duri e puri) e quello di una sinistra aperta intorno ad un
progetto di modernizzazione della economia e della società.
In Italia le divisioni della sinistra non hanno consentito la formazione
di un grande soggetto riformatore. Le divaricazioni tra il P.C.I. ed il
P.S.I. nel passato ne sono la prova. Oggi bisogna prendere atto e combattere
l'anarchia del nuovo capitalismo che produce:
- instabilità;
- conflittualità sociale;
- nuove disuguaglianze che la destra non sa fronteggiare.
È del 5 febbraio la
approvazione definitiva della legge sulla flessibilità che toglie ogni sicurezza
al lavoro subordinato, riducendo il lavoratore ad una merce.
Ma la nuova identità del riformismo non può derivare da un unico corpo, per quanto
vasto, di interessi sociali.
Oggi si vuole una sinistra "che parli a tutti". Il riformismo deve essere:
- cosmopolita andando oltre lo stato nazionale;
- mutualistico, legato cioè ad una nuova visione di "welfare" non diretto solo
dallo Stato, ma con nuove figure di autogoverno locale e sociale.
L'orizzonte lungo è l'alleanza strategica di un centro e di una sinistra
riformista legata alla rivincita delle forze progressiste in Europa.
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07.02.2003 - di Marcello Tuveri
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